ASPETTANDO IL CONVEGNO SUL LAVORO
Qualcuno di noi, anzi, molti di noi, hanno già vissuto e visto morire momenti come questo, in cui molte belle idee sono state esposte ma ben presto dimenticate.
Bene è stato rappresentato nel tema del convegno il fatto che si può crescere sfruttando le risorse locali ma occorre ammettere che si diventa adulti solo prendendo coscienza che i problemi dello sviluppo coinvolgono le comunità in senso allargato e non più nel limitato ed ottuso ambito d'intervento personalistico calato come concessione personale a questo o quel sindaco, individuato soprattutto sulla base dell'appartenenza (o convenienza) politica.
La verità è quella presentata qualche giorno fa dalla relazione della Corte dei Conti, che ha parlato del documento programmatico del bilancio della Regione, che lo ha definito come un enorme zibaldone svuotato di ogni significato. Un bilancio che arriva sempre in ritardo il cui valore reale per la crescita non è certamente effettivo. Una mancanza di programmazione che preclude la possibilità di un meritato sviluppo, neanche lontanamente corrispondente alla mole dei soldi spesi.
Ora però chiediamo rispetto per le persone e per i suoi problemi; trasparenza nelle decisioni ed una programmazione seria che coinvolga le nostre comunità prive di adeguate risorse economiche e stufe di rimanere le cenerentole frustrate anche nella speranza.
Certo la nascita del Partito Democratico, alla quale ho, all'epoca, sinceramente partecipato, è partita con intenzioni e prospettive quasi rivoluzionarie: pulizia ed effettività della politica dovevano fare la differenza; ma le buone intenzioni, probabilmente, sono morte con le prime difficoltà. La realtà è che si vanno a cercare i consensi dovunque, purché non venga messo in discussione il ruolo di chi è riuscito ad entrare nel gioco del potere.
Ma la preoccupazione più forte attualmente, con tutti i soldi a disposizione fino al 2013, riguarda l'inutile divisione parcellizzata delle risorse, operata in assenza sia di equità che di produttività, oltre che, beninteso, di una imprescindibile seria ed efficace programmazione, avendo presente il fatto che i soldi sono quelli dei cittadini che pagano le tasse e non delle tasche dei politici da loro eletti.
Il risultato di questo improduttivo modo di agire fa si che ci si disamori della politica.
Se ci fermassimo un attimo a pensare sul perché il numero dei poveri sta vorticosamente aumentando, probabilmente ci renderemo conto che è arrivato davvero il tempo di cambiare rotta: non più promesse estemporanee, subito dimenticate e disattese ma interventi seri che lascino risultati duraturi a beneficio di un necessario riscatto socio-economico.
Viste le amare conseguenze che la cattiva politica ha comportato, sembra che sia arrivata l'ora di finirla con illusioni e manipolazioni della buona fede. Altrimenti i cattivi poteri governeranno e non i buoni: la mafia con le sue regole avrà più potere di quanto non riescano ad assicurarne i politici poiché le persone, soprattutto i giovani, si ritroveranno disarmate dal bisogno e pericolosamente rassegnate. A tale proposito sento che per la drammaticità della situazione italiana in cui l'illegalità diffusa pare non fare più neanche meraviglia, il pensiero il pensiero del compianto scrittore Sharo Gambino, espresso nella parte finale del suo racconto intitolato “Vi racconto la mafia”, sia di una attualità così lineare da sembrare scontata, ma così, purtroppo, non è:
“La lotta alla mafia si conduce anche con un'opera di moralizzazione negli uffici regionali, provinciali e comunali, che proceda parallelamente all'opera di recupero di taluni valori essenziali per un sano vivere civile. Valori che sembrano essere da tempo obsoleti nella stima del popolo ormai assuefatto al clima scandalistico di cui si arricchiscono le cronache accettate come una fatalità che non si può sconfiggere, visto che persino nei livelli più alti della nazione il marcio va trionfando”
Ed attualissima è anche l'ulteriore considerazione “A questa battaglia non dovrà mancare, in prima fila, la Chiesa, la cui forza e capacità di incidere sulle coscienze non è sottovalutata neanche da chi è animato da spirito di polemica anticlericale. Se fino a ieri, essa, si era tenuta a sospettosa distanza, da qualche tempo, specie nella sua frangia meridionale da segni di voler rivedere le proprie posizioni. Se effettivamente intende combattere la mafia, la ‘ndrangheta e la camorra,ha una sola cosa saggia e producente da fare: prendere le distanze dal potere ( e cessare di esserlo essa stessa) col quale ha sempre vissuto in simbiosi.
Insomma, la guerra alla mafia è fattibile e con buone possibilità di vincerla, ma ad un patto: che le istituzioni, dallo Stato al governo, ai partiti politici, ai sindacati, agli enti locali, alla Chiesa stessa, tornino ad essere credibili e in essi la gente possa tornare a vedere quella parte di sé rimasta inalteratamente onesta e sincera.
Personalmente ritengo che, proprio in questo momento di sfiducia, occorre considerare e ponderare l'importanza dei valori etici dei quali non siamo, noi cattolici, gli unici portatori, e farli operare nella realtà piuttosto che solo nei proclami. Ricostituire il clima di fiducia, riportando nelle persone l'idea che il bene pubblico nasca dalla ricerca costante del bene e non dalla spasmodica ricerca di voti, porterà buoni frutti per tutti e ciascuno. L'istrionismo logorroico che ultimamente ci contraddistingue tutti, non sia esaustivo ed autoreferente, altrimenti otterremmo l'effetto opposto: il tutto che cambia per non cambiare nulla.
GRAZIE DELL'ATTENZIONE
vs/wMC
A presto, Vs/Wbm Maria Cirillo
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