"IL LAVORO CHE NON C'E'"

Poteva inizialmente apparire come un convegno sulle "pie" speranze ma si è sviluppato come un'analisi sufficientemente realistica caratterizzata da  testimonianze ed esperienze, nonché da un buon livello di proposte. Infatti il Dott. Pietro Melia, giornalista pregiato ed attento, ha subito condotto il tema nella giusta direzione per non disperdere potenzialità e contenuti realistici tenuto conto della basilarità dell'argomento lavoro nella vita di tutti e, senza indugio, ha introdotto il tema chiamandolo in causa con la formula del "lavoro che non c'è". E' stato certamente un ottimo spunto per la conduzione di una disincantata ma equilibrata discussione effettivamente scaturita nel corso dei lavori. Peccato solo che non si è potuto sviluppare alcun dibattito con la base, che avrebbe sicuramente arricchito la non scarsa battage di personalità e di idee; ma ciò è apparso quasi d'obbligo considerata la numerosa adesione dei convegnisti iscritti in programma in qualità di esperti.

Naturalmente il Parroco Don Maiolo ha presentato il tema del convegno facendosi portatore di istanze particolarmente sentite dalla gente, ricordando come oggi gli artigiani non riescono più a compiere la loro missione, che una volta era tipica e sacra: quella di insegnare il mestiere ai giovani. Si rammarica del fatto che non vi sia una scuola professionale e ribadisce che comunque la cultura è alla base di tutto. E cultura, dice don Vincenzo, non è solo la scuola nel suo modello classico ma lo è anche e soprattutto allorché abbia la capacità di tramandare esperienze e mestieri antichi, e sia in grado di sviluppare le attitudini allo sfruttamento delle risorse locali. Per raggiungere questo obiettivo occorre però riuscire a spogliarsi di una mentalità sbagliata, che purtroppo esiste tra la nostra gente: quella, cioè, dell'assistenzialismo. Occorre far sentire il lavoro come sacrificio e come impegno ed in funzione di quella creatività necessaria per sfruttare le risorse locali. Da questo può nascere una società diversa che si sviluppi nella giusta dimensione culturale.

L'Ingegnere Fragomele, che ha collaborato Don Maiolo nell'organizzare il convegno, ha dato lettura della relazione sottolineando i punti critici rilevati nell'affrontare l'argomento lavoro e formazione, premettendo che la relazione stessa non vuole essere fine a se stessa, bensì porre evidenziare i problemi e proporre alcune possibili soluzioni. Ha ricordato i gravi problemi conseguenti al crollo dell'economia degli ultimi mesi, rivelatisi in modo  catastrofica in tutte le attività, e che non potevano non toccare le nostre povere realtà, abbandonate dalla politica. Definendo Fabrizia come terra di frontiera, con un ritorno alle problematiche dell'emigrazione, come negli anni 60 con l'abbandono dell'agricoltura, propone però di fare tesoro delle esperienze del passato e rivalutare l'agricoltura. Dare preminenza al settore agricolo ed a quello dell'artigianato, con l'aiuto di una classe politica che si mostri sensibile, può risolvere qualche problema. Abbandonare pregiudizi e divisioni può inoltre aiutare in un percorso che potrebbe portare alla creazione di un consorzio per i prodotti tipici del luogo. Infatti nel campo dei prodotti tipici la pubblicità è attività costosa, con la conseguenza che l'unica soluzione possibile è riunire in consorzio le piccole realtà locali. Conclude la relazione auspicando gli aiuti all'agricoltura, un forte impegno politico in favore della comunità e l'imprescindibile intervento in favore della tutela dell'ambiente.

Sull'abuso della parola crisi propone una meditazione il Sindaco Avvocato Aloi, secondo cui  c'è un ritorno alla paura nei confronti del futuro, rammaricandosi per il fatto che le crisi nascono anche dalle divisioni e dalle difficoltà degli amministratori costretti a scontrarsi con mille problemi. Solleva il problema dell'inadeguatezza della scuola e della indifferenza dei giovani nei confronti dell'obbligo scolastico. Perciò egli ritiene importante affrontare il problema di studiare come organizzare ed incentivare idonee qualificazioni per lo sfruttamento di risorse esistenti, soprattutto nel settore idraulico forestale che attualmente ha grande rilievo: non solo come impiego di operai a presidio del territorio, ma anche per un naturale utilizzo del patrimonio boschivo con particolare riferimento a progetti di sfruttamento delle biomasse, già posta nell'agenda dell'amministrazione comunale e su cui il Sindaco invita al confronto. Sottolinea le potenzialità dell'artigianato rammentando  l'esistenza a Fabrizia di falegnami di valore, di un ottimo legno, nonché l'importanza per i giovani di essere nelle condizioni di imparare un mestiere così interessante.

L'intervento del Dott. Franco Scopacasa si svolge prevalentemente in direzione di una esperta critica nei confronti delle riforme scolastiche succedutesi negli ultimi decenni, rivelatesi tutte inadeguate. Queste riforme, anziché  provocare una ricaduta culturale effettiva hanno semplicemente reimpastato riforme e controriforme, duplicando moduli e metodi didattici che avevano la loro funzionalità solo nella finalità per la quale erano stati adottati e, cioè, particolarmente, per i licei, creati per provvedere alla formazione della classe dirigente del paese. Non è mai stata apprezzata la formazione professionale per quella che era la vocazione in funzione dello sviluppo e del lavoro qualificato e culturalmente qualificato. Ad ogni modo, rammentando che i fondi per l'istruzione ci sono, auspica riforme idonee e condivise, che non ignorino le proposte che vengano da esperienze e competenze interne al settore.

Il conciso e forte intervento dell'ex Sindaco di Nardodipace Antonio Demasi, che ha vissuto un percorso di lungo periodo accanto alle persone di un paese che è stato il più povero d'Italia. Il suo intervento coinvolge per l'innegabile determinazione verbale, che presente il quadro della situazione attuale come un "tornante della storia", che giocoforza condiziona tutto il mondo. Sul tema in discussione egli esprime la convinzione che non vi può essere separazione tra scuola e mondo del lavoro, né può essere consentito ignorare le potenzialità del territorio non sfruttando adeguatamente le risorse disponibili. Ma la piaga della realtà del nostro territorio la fotografa puntando al cuore del problema che condiziona lo sviluppo. Demasi, infatti, esprime con grande foga e chiarezza, il rammarico per l' "emergenza criminalità", recriminando e rammaricandosi sui recenti fatti di cronaca che hanno portato nuovamente alla ribalta Nardodipace per l'attentato alla Cooperativa Aurora. 

Altro incisivo intervento, in direzione dell'autocritica, è stato appassionatamente esposto dal Presidente della FIELD Mario Muzzì, secondo cui una prima meditazione severa deve verificare se ciascuno di noi ha fatto il proprio dovere. Afferma che lo sviluppo mancato passa attraverso la solita storia dei soldi spesi male. Il pubblico non può certo risolvere tutti i problemi ma fatto sta che, per esempio, per quanto riguarda i bandi emanati dalla FIELD sulla valorizzazione dei prodotti locali, le amministrazioni non hanno risposto come sarebbe stato auspicabile e probabilmente non pubblicizzando adeguatamente le opportunità previste dai bandi stessi.

Il Consigliere regionale Onorevole Bruno Censore riprende il tema della mancanza di informazione e diffusione delle opportunità che la Regione programma. Fa presente che costantemente vi sono opportunità, in particolare per i giovani, ma si rammarica del fatto che i giovani spesso non ne vengono a conoscenza, nonostante la  presenza degli avvisi sul sito della Regione. Inoltre ricorda che per le imprese, sono stati programmati interventi per diverse decine di milioni di euro, ma informa che anche in questo caso le risposte sono state scarse: infatti pare che una sola impresa abbia partecipato al bando.

L'intervento della Dott.ssa Donatella Bruni, Segretario generale della CGIL provinciale, ha trattato nella prima parte della relazione, la tematica già discussa riguardante la riforma della scuola, soffermandosi sulla mancata attuazione del percorso dei crediti formativi spendibili (mai partito) e sulla crisi dell'apprendistato in quanto snaturato della sua funzione e privato della peculiarità che doveva essere quella dell'alternanza scuola-lavoro. Una severa critica l'ha diretta poi nei confronti dei Centri per l'Impiego per non aver fornito nessun aiuto. Infine ha fatto delle proposte concrete all'Onorevole Mario Maiolo, auspicandone la trattazione attraverso un tavolo di discussione, per concretizzare una fattiva discussione sulle modalità di attuazione di percorsi di Apprendistato professionalizzante, indicando come indefettibile la necessaria estraneità dei formatori rispetto alla titolarità dell'impresa.

Il Presidente dell'Amministrazione Provinciale di Vibo Valentia Ing. Francesco De Nisi premettendo l'importanza dell'intervento della Chiesa anche a livello di informazione, pone l'accento sulla debolezza del tessuto imprenditoriale calabrese e sulla scarsa partecipazione ai bandi regionali. Afferma che la scarsa partecipazione dei Sindaci nel processo di informazione fa sì che qualcosa non funzioni come dovrebbe. All'obiezione fattagli circa le difficoltà riscontrate per la partecipazione ai bandi per la mancanza di requisiti, il Presidente, prendendone atto, afferma che evidentemente la nostra provincia ha particolari problemi che necessitano di qualche attenzione in più e di nuove strategie per il decollo delle iniziative. A tale proposito il Presidente avanza due proposte: una riguarda la possibilità di erogare un premio  ai patronati per le pratiche di finanziamento concluse, sperando che ciò incentivi la pubblicizzazione e la partecipazione ai bandi e l'altra riguarda gli aiuti per la valorizzazione di prodotti tipici e suggerisce lo sviluppo del settore dell'allevamento del suino nero di calabria.

Le conclusioni sul nutrito convegno sono state affidate alla qualificata esperienza dell'Onorevole Mario Maiolo. Sapientemente stimolato dal coordinatore Pietro Melia, che da tempo si mostra sinceramente interessato al nostro territorio avendone seguito varie e tristi vicende del recente passato, durante le quali ha coltivato la proficua amicizia col Parroco Don Vincenzo, l'Onorevole Mario Maiolo ha fatto il punto della situazione regionale testimoniando la convinzione che la Calabria è una regione che vive in grande difficoltà a causa di un sistema clientelare noto e condizionante. Si costerna affrontando la questione "familismo amorale" che peraltro, afferma, si congiunge con quello mafioso, difficile da sconfiggere. Il concetto viene riassunto nei seguenti termini: nella famiglia non si tradisce e non ci si pente e quindi il familismo mafioso avanza. La proposta è quindi, come già detto in altri interventi, quella dell'esame di coscienza; però, ribadisce, l'esame di coscienza non deve essere solo del tipo personale, ma necessariamente collettivo. E' del parere, inoltre, che la politica non deve occupare né il sindacato né l'impresa: va bene la concertazione, ma occorre che essa non sia collusiva. Rammenta la situazione ereditata rispetto ai fondi europei, per i quali la scadenza del 2006 sembrava non desse speranze di concludere positivamente la procedura d'impegno delle risorse e che, invece, con il suo impegno, insieme a quello del Presidente Loiero ha avuto esito positivo.  Conclude facendo il punto sui piani varati dalla Regione che riguardano i vari livelli di intervento, comprendenti la formazione, il lavoro e lo sviluppo dell'impresa.

Il convegno si è concluso lasciando qualche elemento di riflessione anche per la valutazione di metodi per l'utilizzo ottimale delle risorse. Mi sia consentito di esprimere qualche perplessità,infatti, al riguardo dell'efficacia che dovrebbe connotare la spesa pubblica che è sicuramente enorme, ma caratterizzata soprattutto da spese correnti. La Regione Calabria è in questo momento al centro di un giudizio negativo della Corte dei Conti, che ha definito il documento programmatico un voluminoso "zibaldone" privo di una vera programmazione. Il problema, riprendendo la considerazione dell'Onorevole Maiolo, è anche un'imprescindibile separazione delle responsabilità perchè ciascuno ne abbia di più. La politica che deve individuare i problemi e trovare le possibili soluzioni, di concerto con le altre forze sociali ma assolutamente senza collusione. Ma non bastano le buone intenzioni: bisogna davvero guardarsi intorno e capire dove sono le carenze. Non si può pensare ad uno sviluppo vero se non si aiutano i disoccupati oltre che i lavoratori. Ed è altrettanto problematico pensare ad un serio sviluppo di zone dell'entroterra, lontane da idonee infrastrutture, se non si accorciano le distanze fisiche e sociali. Il 2007-2013 è un veloce ponte verso il futuro, che presto passerà e mai più ritornerà: e noi resteremo sempre a parlare del lavoro che non c'è.

Grazie dell'attenzione. Vs\Wm MC  Contatore siti

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