Romanzo di un patrimonio terapeutico. Lì. All'ombra delle pietre accastellate di Maria Cirillo lo chiamerei così, un romanzo terapeutico, in ragione della doppia anima che sottosta alla sua narrativa, la trama di una protagonista che, entro la cornice di una detective novel, ritrova la sua anima , e insieme il minuto affresco di un luogo che aspira a diventare locality , grazie alla rivelazione di un patrimonio culturale che svolge funzione salvifica per una vita che anela alla liberazione.
Se l'elemento fondamentale di una detective story è la soluzione di un mistero, i cui elementi al lettore si presentano chiari già all'inizio della storia ma sono tali da aumentare la curiosità fino al momento della soluzione finale, quello di Maria Cirillo è un romanzo che soddisfa tutti questi ingredienti.
Le “pietre incastellate” rappresentano lo spazio ambiguo del passato di una ipotetica popolazione che, in una sorta di mediterranea Stonehenge , svolgeva una vita congetturalmente intrisa di riti sociali e misteri religiosi. Il posto, la location è lì, a due passi da un borgo natio, un Nardodipace poverissimo paese della Calabria serrana, che non si conosce, non si decifra, non si appalesa per quello che è nella sua più intima essenza, sino all'arrivo degli “esterni”, che, esperti dell'universale, sconvolgono la lenta routine giornaliera degli abitanti, proiettandoli sullo scenario del globale, della notorietà, dell'accadimento sensazionale.
Parallela alla decifrazione del mistero geologico corrono le vicende della disconnessa vita della protagonista che, a meta fra due mondi, nativa non nativa, residente migrante, positivista fideista, lavora a tutto corpo alla ricerca delle ragioni di un nascere incorporato nelle nervature della stessa terra primigenia.
Il clima di ambigua compenetrazione tra misteri di un luogo pseudo arcaico e ombre sulla venuta alla luce della protagonista rimandano alle partiture note del romanzo di formazione e alle leggende dei miti di fondazione di un genius loci . Due storie che a vicenda si compenetrano e di continuo si rinforzano: se le “pietre” cercano riscatto in un futuro visto radicarsi nel passato, la protagonista va alla ricerca di un Sé che non può che rileggere la storia genealogicamente all'indietro.
Il romanzo rientra nel genere di una narrativa regionale tesa a esaltare le “piccole patrie”, senza arroccamenti campanilistici anacronistici, ma aprendo le potenzialità del locale alla connessione più vasta delle esperienze mondializzate e alla compresenza identità delle appartenenze plurime, entro un ritmo evocativo e cadenzato che familiarizza il lettore alla terra di nascita della protagonista e della autrice.
Alessandro Simonicca