"FESTA DEL PATRONO SANT'ANTONIO DI FABRIZIA"

1 - 17 giugno 2012

Sant'Antonio, “padrone del mondo”, professano con voce sincera alcuni anziani fedeli, quando recitano la litania, a conclusione delle celebrazioni della più importante festa religiosa di Fabrizia. "Sant'Antonio di Fabrizia", si dice nei dintorni, talmente rinomata e coinvolgente è stata, specie nel passato, la la festa in onor suo in questo paese, importante riferimento religioso nell'ampio circondario, comprendente più provincie limitrofe; ma anche oltre. Il nome e la miracolosità del Santo, hanno attirato ed attirano tutt'ora, molti pellegrini, ardenti di fede e speranzosi di ricevere risposta ai propri più vari bisogni, materiali ed immateriali. La modernità, tuttavia, ha provocato una dispersione di alcune forti tradizioni, come quelle basate sul sacrificio fisico, offerto al santo pro-intercessione Sua. Un lungo cammino a piedi rappresentava la prima dimostrazione di affetto e venerazione, che i pellegrini compivano con gioia, nella convinzione che avrebbero ricevuto la grazia sospirata. Gruppi di fedeli di paesi vicini, in particolar modo mongianesi, varcando la notte, giungevano a piedi prima dell'alba, tutte le mattine, dall'1 al 13 giugno, per assistere alla messa ed alle celebrazioni della tredicina dedicata a Sant'Antonio. Specialmente caratteristica è la tradizione delle raghatelle. Questa manifestazione di fede sta per essere abbandonata, ma non è ancora scomparsa del tutto. Soprattutto donne, ma anche bambini, a volte vestiti col manto di Sant'Antonio, trascinandosi sulle ginocchia, scorrono più volte il lungo corridoio centrale della bella Chiesa Matrice, soffrendo ma offrendo il voto con gioia, unito a canti e preghiere sincere. Innumerevoli fedeli continuano a nutrire la tradizione delle offerte di doni votivi, di vario genere. Ne sono oggetto parecchi tipi di vettovaglie, quali formaggio, olio, vino, capicolli, soppressate, ecc., ma persino numerosi animali vivi tra polli, conigli, capretti e colombi. Ormai sono tradizionali anche gli immancabili biscotti, soprattutto mostaccioli, che il più delle volte assumono la forma della parte del corpo che si affida a Sant'Antonio per il miracolo della guarigione. Il dono del “pane di Sant'Antonio” è un'altra prova di affetto e di speranza nella potenza miracolistica del Santo. Un'aggiornata tradizione del pane, divenuta cesti colmi di panini, offerti in chiesa a tutti i fedeli, esprime un moderno aspetto devozionale di profondo significato. Il gesto origina da un segno di condivisone dell'avere, attraverso il dono di una parte di ciò che si possiede, in favore dei meno fortunati. Una benefica dimostrazione di sensibilità, alla quale il ricevente risponde con il bellissimo augurio “Lu Santu mu vi facia la grazia ”.

Con o senza grazie materiali, queste bellissime tradizioni confortano le persone che, con purezza di cuore, fidano sull'aiuto divino che non tradisce mai. Purtroppo, invece, la solidarietà si va inquinando sempre più di insano egoismo, talché l'essere umano rischia di ricadere in una nuova insana babele. L'umanità può ancora godere di quella bella speranza che Cristo ci ha donato con la sua testimonianza. Se siamo in grado di coglierla, così come hanno fatto persone eccelse e devote fino al sacrificio della morte, ci consolerà e ci solleverà dalle difficoltà terrene. Si afferma in alcuni contesti pseudo ateisti, che le religioni siano l'oppio dei popoli. Ebbene, anche dal punto di vista sociale ed umano, esse rappresentano l'unica via per uscire dall'"homo homini lupus", perché l'altra soluzione sarebbe proprio e solo la guerra tra uomini.

Maria Cirillo

17 giugno 2012

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