ALLA LEGGE DELRIO MANCA UNA “I”
Le Province scomparse tornano con “Larghe intese”
Quelle che con gran faccia tosta vengono chiamate “larghe intese” non sono altro che “inciuci”. A Vibo Valentia sono stati descritti come “accurduni”, ma manca anche qui un pezzo. Manca un pezzo di “curduni” col quale stringere il proprio capo cercando di spremere il cervello per darsi una risposta alla domanda: Ne è valsa la pena? Rinunciare ai propri valori sociali consegnando nelle mani di presidenti forzisti l'amministrazione di Province che, oltre tutto, sono state fatte rivivere forzosamente.
Non un fatto unico, ma a Vibo Valentia, come a Genova, si è verificato proprio una strana situazione del genere. Pure a Taranto, si legge che un “sindaco di Forza Italia” è stato eletto con i voti del P.D.
Nella Provincia che non c'è (e che per quanto riguarda il territorio fabriziese non c'è mai stata) ha vinto il candidato dell'Accurduni, Andrea Niglia, con 456 voti ottenuti dalla lista “Insieme per la Provincia di Vibo Valentia Adesso”, che vedeva insieme i renziani del Pd (che fanno capo all'ex presidente della Provincia Francesco De Nisi), esponenti Ncd (che fanno riferimento all'assessore regionale della Calabria, Nazzareno Salerno), di Forza Italia e di Fratelli d'Italia.
Questa orribile esperienza del voto “di secondo livello” come viene catalogata, avrà da finire, e l'alba di un nuovo giorno democratico si spera avrà da sorgere.
Giudicheremo nei fatti la compagine, ma non si può non soppesare ora il comportamento oscurantista di quei democratici che si nascondono dietro la denominazione di “renziani”. Per quanto si sa, dalle modalità con le quali pare siano state condotte le discussioni nel partito, non si può essere certi che tutto si sia svolto in maniera propriamente ortodossa, nè renziana, ne riformista. Non è immaginabile che il Leader nazionale Matteo Renzi abbia previsto che la vittoria democratica debba passare attraverso una chiara etichetta destroide e grossolani accordi extra partito.
Sarebbe ora di abbandonare il distinguo tra “renziani” e “riformisti”, come si usa fare, perchè in taluni casi non c'è neppure una vera corrispondenza con motivazioni autentiche. Le due definizioni, dopo le primarie dell'8 dicembre ed il congresso che ne ha certificato l'esito, dovrebbero coincidere e combinarsi insieme. Dall'evidenza dei fatti invece si nota invece un forzato distinguo, un “Renzianismo” di maniera e non sincero un “Renzismo” che se non è già superato è certamente superabile. Parrebbe invece una sorta di auto-definizione che voglia fare intendere “o siete con noi o non contate nulla”. Si deve immaginare che tutto questo Renzi non lo sappia.
Le Province dovevano essere abolite ed invece sono state elevate ad enti di secondo livello, con minori competenze, ma pur sempre custodi di "vecchie pratiche". Quella che viene chiamata riforma Delrio dovrebbe, grazie al sistema d'elezione, essere chiamata piuttosto Riforma "Delirio".
La lista vibonese vincente ha ottenuto un risultato/voto-ponderato di 451, quella di Sergio Rizzo, “Pd – Amministratori vibonesi indipendenti”, 276 e Giuseppe Raffaele, “Dalla parte giusta”, con 158.
Sono stati eletti consiglieri per la maggioranza Pasquale Fera, Nino Macrì, Carmine Mangiardi, Ovidio Romano e Franco Galati. Per la minoranza di Rizzo: Franco Barbalace Leoluca Curello Vitaliano Papillo; per quella di Raffaele sono stati eletti Raffaele Scaturchio e Antonio Bretti.29 settembre 2014
Maria Cirillo
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